Racconto Pulp (quinta parte)

"Janelle, Janelle!...bellissima come sempre, come la prima volta che l'avevo vista, mia moglie Janelle era una venere nere, conosciuta per caso in spiaggia...i miei amici mi dicevano di lasciarla perdere perche' le donne di colore tendono ad ingrassare sui fianchi con l'eta'...a me non interessava, non ho mai amato i progetti a lungo termine, in compenso ho immediatamente amato lei...Janelle...orgoglio tutto Afro-Americano, curve pericolosissime, una donna dalla bellezza strabordante e stordente.
Cosa ci fai qui Janelle?...nessuna risposta, piu' tento di avvicinarla e piu' si fa sfuggente...e' un sogno, il migliore possibile, l'ideale continuazione della nostra storia, come se non ci fossimo mai lasciati, come se io fossi stato un marito perfetto, un padre perfetto...so bene che nulla di questo e' reale, ma il sogno mi porta lontano dalla realta', illudersi e godere ancora della sua vicinanza di certo non e' un sacrificio.
Poter interagire sarebbe bellissimo ma vederla mi basta, cavolo quanto e' bella...passeggia amore bello, magari potessi sentirmi, ti direi le cose che ti aspettavi da me...il parco, il lago e lei come non l'avevo mai vista, viva e felice...io tornavo a casa la sera tardi e per me era diventata poco piu' di una governante badava alla casa e cucinava, penso di non averla quasi mai vista senza pigiama...mi ero perso uno spettacolo della nature, mi sono perso quello spettacolo per sempre."

Nelle stanza poco piu' grande di una roulotte qualsiasi rumore sembrava un fragore, questa volta il cigolio delle tubature e improvvisamente un getto d'acqua diretto sulla sedia del poliziotto svenuto...sembrava felice in quell'incoscienza a volte pero' un ghigno di amarezza aveva la meglio...tutte quelle espressioni erano state sostituite dalla sorpresa e dal fastidio di essere lavati con quell'acqua gelata e con getto fortissimo.
Era la realta' che reclamava la sua vittima, e quando sei vittima non puoi aspettarti ne gentilezze ne comprensione..."Addio Janelle"...